
Religione
Le religioni accompagnano l’uomo e la sua storia, praticamente da sempre. Non c’è cultura conosciuta, grande o piccola, che non abbia sviluppato una sua fede, un suo pensare, un suo sentire che c’è qualche cosa di Sacro oltre la realtà, oltre la vita. Una o più Entità “superiori” a cui guardare, a cui chiedere, a cui rivolgere le proprie suppliche, da cui ricevere ispirazione, illuminazione, rivelazioni.
È quindi ovvio che la religione abbia attraversato, e a volte condizionato, la storia della misurazione del tempo molto più di quanto, forse, si pensi.
Più o meno attorno al 900, la diffusione dell’astrolabio nel mondo islamico, ha avuto forte accelerazione quando si è cominciato ad usarlo, oltre che per misurazioni astronomiche, (ad esempio per osservare le fasi della Luna, l’inizio del mese doveva iniziare con la prima “falce” lunare), soprattutto per stabilire le ore della preghiera, determinate con esattezza dall’osservazione di particolari angoli e inclinazioni solari.
Quattro secoli dopo anche i monaci cristiani costruiscono strumenti di grandi dimensioni per i campanili, e di piccole dimensioni per gli interni dei monasteri. Gli orologi da torre e soprattutto gli svegliatori monastici, servirono per pregare alle ore stabilite dalla regola di ciascun ordine.
Dal nono secolo nel mondo islamico e dal 1300 nel mondo cristiano il “tempo” è misurato in larga parte, direttamente o indirettamente, non dalla religione ma da chi si occupa di religione. Purtroppo, in alcuni periodi, fede o istituzioni religiose, hanno influenzato pesantemente la vita di chi avrebbe potuto dare grande contributo al progredire dell’orologeria.


Galileo Galilei è stato uno dei più importanti scienziati di tutti i tempi. Per il suo metodo di lavoro viene considerato il padre della scienza moderna. Curioso, eclettico, autodidatta, fu studioso, insegnante, costruttore di strumenti, scrittore, nonostante avesse abbandonato l’università di Pisa (sua città natale), senza avere conseguito alcun titolo. Tra i molteplici studi in vari campi da lui trattati, una delle ricerche che più mi ha colpito, è stato scoprire che tentò anche di misurare la velocità della luce.
La sua adesione alle teorie di Copernico lo misero in cattiva luce con l’Inquisizione Romana che gli creerà non pochi problemi nell’ultima parte della sua vita. Vi domanderete perché questo fatto avrebbe condizionato lo sviluppo dell’orologeria.
Ma perché, probabilmente, se non fosse stato distratto dalle “beghe” romane, Galilei avrebbe quasi certamente applicato per primo un pendolo ad un orologio.
È stato assolutamente provato che la prima intuizione su questa possibilità sia da attribuirgli, e risulta anche che avesse nel frattempo costruito un semplice “misuratore” con pendolo, per misurare le pulsazioni il Pulsilogyum (in verità già usato dagli Arabi, ma che mai avrebbero dato seguito nell’applicarlo ad un orologio).


Con i se e con i ma non si fa certo la Storia, ma ci sono buone probabilità che se non fosse stato impegnato a non andare in prigione, avrebbe approfondito i suoi studi sul moto del pendolo e molto probabilmente la costruzione di un orologio con applicato questo regolatore come scappamento.
Pochi anni dopo i problemi di Galilei, si verifica in Europa una vera e propria catastrofe umanitaria. Nel 1685 Luigi XIV revoca l’Editto di Nantes, dopo quasi cento anni di esistenza. Questo editto stabiliva la libertà di culto (esclusa Parigi) in quasi tutto il territorio francese, il diritto di accesso a tutti gli uffici, pari dignità e scuole, il diritto di proprietà soprattutto verso gli Ugonotti (i protestanti francesi).
La revoca dell’editto provoca disordini, persecuzioni, sequestro di beni e costringe alla fuga dalla Francia di circa 300/400.000 persone che, nonostante fosse vietato, riuscirono a scappare dirigendosi verso i Paesi Bassi, in Inghilterra, in Germania e in gran parte nel Jura e a Ginevra, la terra di Calvino. Purtroppo, la maggior parte degli Ugonotti non potettero andarsene, lo fecero i ceti più ricchi. Per poter ricominciare bisognava possedere risorse economiche o esercitare professioni che garantivano quasi ovunque, possibilità di lavoro.
Usando un’espressione moderna possiamo dire che fuggì la crème della società lavorativa. Fuggirono i commercianti che avevano conoscenze ed erano abituati a viaggiare, fuggirono anche orafi, gioiellieri, esperti smaltatori, incisori e molti, moltissimi orologiai.
Una tesi che mi piace molto afferma che il motivo per cui molti orologiai sarebbero diventati protestanti è da attribuire alla ragione che fossero più istruiti della media; infatti, per poter esercitare tale professione bisognava, oltre che possedere una grande manualità, studiare molto in particolare matematica, fisica, astronomia, un po’ di chimica, metallurgia. Lo studio li portava a risolvere i problemi tecnici che incontravano ma soprattutto li abituava a ragionare con la propria testa, ad andare “oltre”.
Tutto questo portò molti a uniformarsi meno ai conformismi, ai condizionamenti della religione cattolica del tempo. Ragionando più liberamente, molti, abbracciarono il Protestantesimo e quindi questo spiegherebbe perché tanti artigiani dovettero fuggire per sopravvivere e per poter professare il loro credo. Un danno enorme per la Francia che perdette per lunghi anni l’opera di tali professionisti.
Ho iniziato questo mio articolo con l’astrolabio che è fuori dal tema orologeria meccanica, ma mi sembrava comunque interessante come partenza. Concludo parlando di un periodo storico assolutamente dentro questi confini, ma spostando l’attenzione non su un orologiaio, ma su uno dei più importanti costruttori di automi, campo comunque che ha molti tratti in comune con l’orologeria.


Per molto tempo c’è stata la convinzione che molti automi fossero frutto di magia, e non di studio unita a grandissima raffinatezza tecnica. Mi risulta da una sola fonte, ma autorevole, che anche Jaques-Droz padre dovette subire un processo per la sua opera, che per fortuna si risolse con l’assoluzione, segno che oramai i tempi erano decisamente cambiati.
Se osserviamo la storia dell’orologeria, ci accorgiamo che i problemi che si presentavano a chi volesse progredire in questo campo, non erano sempre e solo tecnici. A volte gli impedimenti, i rallentamenti, se non addirittura i divieti arrivavano dall’esterno, sotto forma di mancanza di apertura mentale o addirittura cecità da parte delle autorità civili e, per un lungo periodo, religiose.
Certo tutto questo non riguardava solo gli artigiani che si occupavano di costruire i nostri amati segnatempo, ma questo non mi consola. Nonostante le sofferenze patite e i disagi che hanno dovuto sopportare, quante meravigliose creazioni ci hanno comunque lasciato. Quante scoperte, quante soluzioni tecniche, quante raffinatezze.
A tutti loro va il mio grandissimo rispetto. Un grandissimo grazie.